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UN PIANO STRAORDINARIO CHE PORTI A UN SISTEMA MODERNO, EFFICIENTE E COMPETITIVO

Il TAR del Lazio, con sentenza n. 9155/2025, ha annullato il Decreto Ministeriale sulle Aree Idonee per gli impianti a fonti rinnovabili (DM 21 giugno 2024), sollevando importanti interrogativi sulla pianificazione energetica nazionale e regionale.

La sentenza ha accolto il ricorso presentato dall’ANEV contro le disposizioni che consentivano alle Regioni di ridurre unilateralmente le aree idonee già individuate dal D.Lgs. 199/2021 e contro la disomogeneità delle leggi regionali, l’individuazione di aree non idonee come escluse dalla possibilità di presentare progetti e la mancanza di mantenimento delle aree idonee già definite come tali a livello nazionale per le iniziative già avviate.

In particolare, il Collegio ha ritenuto illegittima, tra gli altri motivi di censura, la norma dell’articolo 7, comma 2, lettera c) del DM, che attribuiva alle Regioni la facoltà di escludere alcune aree precedentemente considerate idonee.

Secondo il TAR infatti tale disposizione contrastava con il principio di coordinamento tra le normative nazionali e regionali, essenziale per garantire un’efficace transizione energetica e il rispetto degli impegni europei. Nel dettaglio, la possibilità di restringere le aree idonee avrebbe potuto compromettere la realizzazione di progetti già avviati e ostacolare il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione.

Questo punto ci porta a un tema centrale che è la risalente riforma del Titolo V della Costituzione che ha portato alla ripartizione della competenza in materia di energia in forma concorrente tra Stato e Regioni.

Questa modifica, che sempre l’ANEV a suo tempo contestò, ha deciso di non decidere in merito alla potestà legislativa sulla materia indicata e quindi si è prestata, come in questo caso, a un braccio di ferro politico tra Governo e Regioni che per motivi puramente politici, non certo per il bene del Paese, hanno portato alla situazione grave nella quale ci troviamo ora.

Ricostruire oggi il quadro normativo non sarà semplice né veloce e comporterà, purtroppo, un ulteriore ritardo. Stupisce in parte che molti di quelli che a suo tempo avevano approvato e difeso il provvedimento, ora si compiacciano del suo annullamento.

Noi, invece, che abbiamo coraggiosamente proposto il ricorso, siamo dispiaciuti di quanto avvenuto, poiché certifica una sconfitta per tutto il sistema.

La decisione del TAR del Lazio, infatti, ha rilevanti implicazioni per la strategia energetica nazionale. Se da un lato ripristina l’applicazione del diritto e garantisce la protezione degli investimenti già avviati e la coerenza con gli impegni europei, dall’altro, solleva interrogativi sulla necessità di un equilibrio tra centralizzazione e decentramento nella pianificazione delle energie rinnovabili.

Il rischio è che l’eccessiva frammentazione normativa possa ostacolare la realizzazione di nuovi impianti e ritardare il raggiungimento degli obiettivi climatici.

In questo contesto appare fondamentale un dialogo costruttivo tra il Governo centrale e le Regioni, finalizzato a definire criteri condivisi per l’individuazione delle aree idonee, che tengano conto delle specificità locali senza compromettere la visione strategica nazionale.

Proprio per questo oggi più che mai sembrerebbe indispensabile che venga costituita una cabina di regia in seno alla Presidenza del Consiglio dei Ministri che coordini le politiche energetiche del Paese, a maggior ragione se veramente si pensa di rilanciare il nucleare, e che possa intervenire per agevolare lo sviluppo delle nuove iniziative predisponendo tutti gli strumenti necessari ad allineare i tempi delle autorizzazioni sulla carta con quelli reali.

Serve un piano straordinario che impieghi risorse economiche e di personale negli enti preposti al rilascio dei titoli necessari all’ottenimento delle autorizzazioni e una loro profonda ristrutturazione.

Questa opera potrebbe portare moltissimi benefici in termini ambientali ed economici, in primis, ma anche in termini di sviluppo industriale e occupazionale senza precedenti.

Infatti, la sentenza del TAR del Lazio rappresenta un punto di svolta nel dibattito sulla pianificazione delle energie rinnovabili in Italia. Essa evidenzia la necessità di un quadro normativo chiaro e coerente, che tuteli gli investimenti e rispetti gli impegni europei, senza sacrificare l’autonomia delle Regioni.

Il futuro della transizione energetica dipenderà dalla capacità delle istituzioni di collaborare efficacemente, superando le divisioni e promuovendo un modello di sviluppo sostenibile e condiviso.

Solo un percorso di questo tipo, complesso e che necessità delle migliori competenze e professionalità nei ruoli focali, ci potrà portare ad avere un sistema efficiente e competitivo, eliminando il rischio di nuovi blocchi dovuti agli interventi dei giudici amministrativi; casi che restano una sconfitta per tutti.