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UN NUOVO RUOLO PER LE SOPRINTENDENZE

Qualcosa sta cambiando nel mondo delle rinnovabili. Sempre più spesso, infatti, vediamo che i processi autorizzativi in campo ambientale riescono a dare risposte in tempi accettabili, seppur non ancora ideali. Da ciò consegue la possibilità di avere maggiori progetti in competizione nelle procedure GSE.

L’ultima procedura aveva raggiunto un gigawatt di potenza e quella appena conclusa (forse l’ultima) potrebbe dare buone soddisfazioni.

Per le prossime procedure si prospetta un nuovo meccanismo contenuto nel cosiddetto “fer x” che dovrebbe guidare il Paese verso il raggiungimento degli obiettivi settoriali al 2030.

I numeri delle autorizzazioni sono ancora insufficienti per consentire un processo di decarbonizzazione costante e di crescita sostenuta per i prossimi 10 anni. Tuttavia, l’aumento delle autorizzazioni e la velocizzazione delle procedure di valutazione di impatto ambientale iniziano a dare i loro frutti; segno che le procedure autorizzative semplificate, volute fortemente dalle associazioni di categoria e per l’eolico dall’ANEV, erano giuste.

Alla luce di ciò il legislatore dovrebbe ascoltare le ulteriori richieste che tali soggetti continuano ad avanzare a gran voce ma che faticano a ottenere.

Volendo analizzare più a fondo l’attuazione della norma relativa all’individuazione delle aree idonee, nell’ambito della valutazione del parere del Ministero della Cultura per il tramite delle Soprintendenze, si deve notare come in realtà questi enti non stiano in nessun modo seguendo il processo di semplificazione ma cerchino di opporsi in ogni modo.

Anche nelle aree idonee, infatti, spesso le Sovrintendenze chiamate a rendere parere obbligatorio ma non vincolante ritengono di esprimere giudizi negativi e pretendere che gli stessi abbiano la medesima valenza vincolante.

Questo approccio, tipico di un retaggio di lungo corso nel quale i sovrintendenti hanno sempre potuto esprimersi anche al di fuori dei termini e hanno sempre potuto imporre alla procedura autorizzativa l’esito indicato dal parere, si basa sull’assunto che la tutela paesaggistica sia di carattere costituzionale, a differenza di quella ambientale.

L’aspetto della tempestività dell’espressione del parere continua ad essere un elemento di criticità del parere reso poiché spesso comporta un’inaccettabile richiesta postuma di modifica del progetto, incompatibile con l’aspetto industriale ed economico dell’iniziativa stessa.

Tutti i soggetti tenuti a esprimersi con un parere devono trovare una composizione all’interno di una dialettica costruttiva e propositiva che si forma proprio nell’ambito delle riunioni che la commissione VIA convoca.

Sarebbe inconcepibile, come purtroppo avviene, che un operatore si trovi a dover modificare il progetto dopo aver già provveduto alla sua rimodulazione in base alle osservazioni di tutti gli altri soggetti titolati a esprimersi, per poi, concluso l’iter e fuori tempo massimo, essere costretto dal parere della Soprintendenza a rimodificare il layout, ricominciare il giro di pareri o (peggio) disattendere pareri già resi e magari anche vincolanti.

Per quanto riguarda le aree idonee, in caso di ricorsi del Ministero della Cultura, la giurisprudenza sempre più costantemente sta dando ragione agli operatori e alle Regioni che hanno derubricato, in quelle aree, il parere negativo o le prescrizioni rese come non vincolanti.

Possiamo quindi dire che le modifiche normative proposte hanno superato anche il vaglio della Giustizia amministrativa e portato ad avere chiarezza rispetto al peso che i singoli pareri, nell’ambito della valutazione impatto ambientale, hanno.

Da oggi si spera che le Soprintendenze smettano finalmente di opporsi ciecamente a questo nuovo percorso e comprendano invece come il loro intervento, da attuarsi come per tutti all’interno della procedura di valutazione di impatto ambientale, avvenga con uno spirito propositivo di miglioramento del progetto presentato.

Questa, ne siamo sicuri, sarebbe la strada corretta da seguire per poter contribuire ad avere impianti eolici e fotovoltaici quanto più armoniosamente inseriti nel paesaggio e nel contesto archeologico del nostro Paese. n