Back to Home

COP 28: RISULTATI IMPORTANTI DA CONFERMARE CON POLITICHE INCISIVE

La COP 28 di Dubai si è chiusa con un importante risultato, giunto però per il tramite di moltissimi compromessi.

Il Presidente della Conferenza, Sultan al-Jaber, aprendo i lavori ha dichiarato che questa plenaria ha posto le basi per la trasformazione. Per la prima volta in assoluto nella storia delle COP, infatti, “abbiamo scritto combustibili fossili nel testo”.

Questo traguardo sembra piccolo ma in realtà è colto come assai importante da chi segue i lavori delle Conferenze delle Parti; quest’ultime, in particolare, sono i firmatari della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC), un trattato del 1994 composto da 197 parti (196 Paesi e l’Unione Europea).

Sempre al-Jaber ha concluso dicendo: “Siamo ciò che facciamo non ciò che diciamo, quindi sono importanti le azioni che metteremo in campo. Le future generazioni vi ringrazieranno, non conosceranno ciascuno di voi ma saranno grati per la vostra decisione”; ciò, forse, per intendere che a valle delle varie diatribe, posizioni contrastanti e mancanza di unitarietà sull’uscita dalle fossili, alla fine il testo parla di “transitioning away” da petrolio, gas e carbone.

In sostanza, prendendo il buono dalla chiusura dei lavori della COP 28, si può affermare che il testo approvato dai 198 delegati ha posto le basi per la trasformazione. Volendo vedere gli aspetti negativi, invece, dovremmo dire che oggi, a 2023 quasi finito, avremmo voluto vedere già gli effetti della trasformazione.

Nel merito dell’accordo dobbiamo accogliere con entusiasmo l’impegno a triplicare la produzione di energia elettrica da fonti energetiche rinnovabili e a raddoppiare i numeri dell’efficienza energetica al 2030. D’altro canto, nel testo approvato figurano anche soluzioni di riduzione delle emissioni come il CCS (Carbon Capture and Storage) e l’idrogeno low-carbon (che è un vettore energetico).

I commenti sono stati molto vari: da quello positivo del commissario UE al Clima, Wopke Hoekstra, secondo il quale “è stata avviata una transizione irreversibile verso l’uscita dai combustibili fossili”, a quello più freddo dell’Inviato speciale USA per il Clima, John Kerry, che si è detto “ammirato dallo spirito di cooperazione che ha unito tutti”, senza però sbilanciarsi rispetto all’esito dell’accordo, fino a quello decisamente negativo dell’ex vice-presidente statunitense Gore, per il quale l’influenza dei “petrostati” è ancora evidente.

I nostri rappresentanti di Governo sono stati positivi nei commenti pubblici resi in relazione alla conclusione dei lavori della COP 28. Il Ministro Pichetto Fratin ha parlato di “compromesso bilanciato” e sulle fonti fossili afferma: “Abbiamo cercato un punto di caduta più ambizioso ma nell’intesa c’è un chiaro messaggio di accelerazione verso il loro progressivo abbandono”.

Sempre Pichetto rimarca come tra i risultati dell’accordo vi sia “il riconoscimento di un ruolo chiave per il nucleare e l’idrogeno” e “la necessità di ridurre le emissioni nei trasporti, con veicoli a zero e basse emissioni, nei quali rientrano anche i biocarburanti”, mentre il Vice Ministro Vannia Gava ha definito l’accordo “serio e realistico”.

Come dicevamo in apertura di questa analisi, sembra di poter sostenere che l’esito della Conferenza di Dubai abbia certamente raggiunto dei risultati degni di nota, tuttavia si è dovuto scendere a compromessi che mediassero tra gli interessi comunemente riconosciuti come necessari a combattere la crisi climatica, ambientale e dell’indipendenza energetica, da un lato, e quelli più immediati, meno nobili ma molto concreti della difesa dell’attuale sistema energetico basato sulle fossili, dall’altro.

È difficile spiegare a chi della estrazione, raffinazione e utilizzo delle fonti fossili ha fatto un’industria nazionale rilevante che la strada giusta oggi è indiscutibilmente quella della transizione energetica, da effettuarsi nel modo più veloce possibile.

Tale transizione, sembra assurdo doverlo ripetere ma oggi appare invece indispensabile, deve essere fatta con fonti che garantiscano prestazioni migliorative rispetto alle tecnologie tradizionali, altrimenti l’esito sarebbe di un ovvio peggioramento e non di un miglioramento della situazione.

In particolare, sembra curioso tanto interesse per alcune tecnologie, dall’idrogeno al nucleare di nuova generazione, fino allo stoccaggio geologico della CO2, che sono interessanti elementi di innovazione ma, tuttavia, meritano ancora risorse per approfondire la ricerca e renderle, sia dal punto di vista tecnologico sia economico, maggiormente mature per poter essere prese in considerazione.

Intendiamoci: tutte le soluzioni devono essere esplorate e meritano la giusta attenzione ma una cosa è studiarle e spingere perché possano raggiungere una maturità tecnologica, un’altra è usarle per distogliere risorse dall’obiettivo e dalle tecnologie già ampiamente disponibili.

In conclusione si deve ritenere importante l’esito della COP 28 per il rafforzamento del percorso indicato a Parigi ma molto dipenderà da come le Parti vorranno declinare gli obiettivi assunti e dalle politiche che vorranno e sapranno assumere.