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IL PNIEC ITALIANO TRA GAS E RINNOVABILI

Il Piano Nazionale Integrato Energia Clima è stato finalmente inviato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica a Bruxelles per le valutazioni da parte della Commissione europea.

Questo documento, atteso da molto tempo, aggiorna gli obiettivi settoriali al 2030 e deve dare il quadro normativo di supporto allo sviluppo delle fonti rinnovabili nell’ambito del processo di decarbonizzazione alla luce dei nuovi obiettivi europei.

La bozza di sintesi inviata è stata resa pubblica alla scadenza del 30 giugno e reca con sé alcuni elementi positivi e alcuni negativi: sicuramente un primo aspetto che balza all’occhio è il fatto che vi sia poco coraggio nell’individuazione degli obiettivi delle fonti rinnovabili. Inoltre, una forse troppo generosa visione dell’apporto del gas nella produzione elettrica. Questo aspetto ha portato le associazioni ambientaliste a fare una censura forte a Governo e Ministro dell’Ambiente perché, a loro modo di vedere, un piano poco ambizioso non trainerebbe lo sviluppo industriale legato alle nuove tecnologie rinnovabili.

La risposta del Ministro Pichetto Fratin, tuttavia, è stata quella di ricordare a tutti come la transizione energetica debba essere fatta secondo criteri di gradualità e quindi, a suo modo di vedere, indicare obiettivi troppo sfidanti avrebbe significato non raggiungerli e mettere a rischio il sistema industriale del nostro Paese.

Dal nostro punto di vista, invece, ci sembra di poter dire che vi sia anche una terza via possibile che potrebbe aumentare i target delle rinnovabili lasciando comunque al gas un ruolo importante di fonte di bilanciamento che, per differenza, dovrà coprire tutto quello che le FER non riusciranno a soddisfare; oltre, ovviamente, dare garanzie sulla sicurezza del sistema nel suo complesso.

Il processo di approvazione del PNIEC vedrà durare per oltre un anno le attività di approvazione e in questo periodo vi sarà un’interlocuzione con gli stakeholder industriali, con le associazioni di categoria e con quelle ambientali; alla luce del processo in corso ci auguriamo che potranno essere aggiustati eventualmente i numeri in esso contenuti.

Bisogna ricordare anche come il Piano Nazionale Integrato Energia Clima sia una parte del complesso meccanismo di supporto allo sviluppo dei settori puliti, inserendosi come tappa intermedia rispetto agli obiettivi di decarbonizzazione di più lungo periodo e, in particolare, al 2040 e al 2050.

Quando ci sono obiettivi di così lungo periodo, tuttavia, troppo spesso succede che i Governi si accontentino di fissare traguardi molto poco sfidanti nel breve e lasciare i target più importanti con archi temporali più lunghi, che ricadono in legislature successive.

Questi piccoli espedienti sono meccanismi di protezione che i politici meno lungimiranti e più pavidi si danno per poter evitare di assumere responsabilità rispetto a scelte difficili da raggiungere. Il problema è che tali decisioni comportano troppo spesso il mancato raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione e a voler pensare male queste scelte sembrano ispirate più al mantenimento del quadro energetico attuale che all’individuazione di un nuovo percorso e di un nuovo mix capaci di portare finalmente l’Italia a rendersi indipendente dalle fonti fossili e ad avere un costo di produzione energetica più basso rispetto a quella attuale.

Una completa decarbonizzazione del sistema energetico, infatti, comporterebbe importantissimi risultati da un punto di vista ambientale, insieme a un significativo abbassamento dei costi di produzione dell’energia elettrica e finalmente avremmo una maggiore autonomia del nostro Paese rispetto alle fonti energetiche fossili importate da Stati che, ricordiamo, troppo spesso sono instabili dal punto di vista politico e creano problemi per la sicurezza degli approvvigionamenti.

Agli elementi positivi appena citati bisogna aggiungere che un percorso di profonda trasformazione del sistema energetico nazionale verso un sistema al cento per cento soddisfatto dalle rinnovabili porterebbe anche un significativo aumento dei livelli occupazionali, soprattutto in quelle aree che ne hanno maggiormente bisogno.

In conclusione, si può dire che il Piano Nazionale Integrato Energia Clima varato dal Governo non è certamente tra i più coraggiosi di quelli possibili ma va apprezzato perché fornisce un quadro stabile di crescita per le rinnovabili individuando dei target settoriali importanti e fornisce alcuni elementi di certezza rispetto alla volontà dell’attuale Esecutivo di procedere nella crescita delle rinnovabili secondo gli obiettivi comunitari. La speranza è che il testo così come è oggi possa vedere un miglioramento sensibile che dia maggiori prospettive di crescita del comparto, garantendo quindi l’attrazione di investimenti per lo sviluppo delle nuove iniziative.