Back to Home

SERVONO PERSONE PER CONSENTIRE LA TRANSIZIONE ENERGETICA

L’energia è un tema centrale delle politiche di governo di un Paese poiché investe gli aspetti più essenziali della vita dell’uomo. Dallo sviluppo industriale a quello economico, dal progresso tecnologico a quello sociale, passando per la salvaguardia dell’ambiente e del clima, arrivando alla sicurezza energetica, al benessere e alla crescita.

Pensandoci bene, quasi ogni aspetto della vita su questo pianeta è in qualche modo collegato all’energia; che si tratti di energia termica, dinamica o elettrica, la nostra vita è sempre condizionata dall’energia che, direttamente o indirettamente, incide sulle nostre attività.

Da questo discende che il tema dell’energia dovrebbe essere sempre al centro dell’azione di governo di ogni comunità per assicurare a tutti di poterne beneficiare garantendone quantità e qualità.

Infatti, non è vero che l’elettrone è sempre uguale, o meglio lo è nell’uso finale ma vi sono enormi differenze a seconda di come e dove viene prodotto, da quale fonte e con quali tecnologie, a quale costo economico, ambientale e sociale ecc.

Proprio per questo motivo, quando i pubblici decisori definiscono delle politiche di sviluppo nel settore, devono tener conto di tutti gli elementi in gioco. La politica energetica deve quindi essere definita sulla base di prospettive medio lunghe che consentano di realizzare quegli investimenti industriali necessari a vedere i risultati di tale sforzo.

Serve una visione di medio lungo periodo sufficientemente chiara e mettendo a disposizione dei soggetti industriali interessati quegli strumenti normativi sufficienti a dispiegare tali percorsi.

In un processo così organicamente strutturato il risultato in termini di efficienza del processo e di ricadute occupazionali e industriali può essere disatteso a causa dii politiche miopi e mancanza di strumenti. Il rischio è di avere inefficienze e risorse che vanno all’estero.

Sviluppare una filiera industriale nel settore delle rinnovabili, ad esempio, sarebbe la base sulla quale costruire le strategie di decarbonizzazione dei prossimi decenni. Se partiamo dall’assunto che nel 2050 la produzione elettrica dovrà essere completamente libera da emissioni climalteranti e da inquinanti, allora capiamo come vi sarà nei prossimi anni uno sforzo enorme nel Vecchio Continente rivolto a trasformare le attuali tecnologie basate sulle fonti fossili per la produzione di energia in impianti alimentati esclusivamente da fonti rinnovabili.

L’Italia, in questo processo, sembra essere ancora indecisa rispetto a una presa di posizione forte nella direzione delle rinnovabili. Infatti, definire degli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 e al 2050 è un elemento senza dubbio necessario ma ancora non sufficiente a raggiungerli. L’attuale Governo ha infatti ribadito la volontà di procedere nel percorso di decarbonizzazione con decisione e forza, tuttavia, sembra evidente a tutti gli attori in campo che le strutture siano ancora assolutamente carenti in termini di personale, sia per quanto riguarda i ranghi del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica sia per quelli che riguardano le commissioni di valutazione di impatto ambientale.

Se da un lato si continua ad aumentare la percentuale da raggiungere di penetrazione delle fonti rinnovabili ne sistema elettrico, seguendo quelli che sono i percorsi stabiliti all’interno della Commissione europea, dall’altro i nostri uffici preposti risultano sguarniti di personale in grado di agire tempestivamente e con competenza sulle norme e sulle procedure necessarie a trasformare tali obiettivi in impianti concreti.

Con il Piano nazionale integrato energia clima di prossimo adeguamento ai nuovi obiettivi europei l’Italia definirà un ulteriore incremento delle fonti rinnovabili che, se non supportato da strutture in grado di gestire il gran numero di domande che arriveranno, si rischia di far saltare ogni tentativo di far crescere il settore.

Urge una presa di coscienza, da parte del Governo, sul fatto che realizzare la transizione energetica non è soltanto una questione di dichiarazioni d’intenti ma significa avere capacità manageriale nelle strutture pubbliche che consenta e avere interlocutori competenti che sappiano rispettare i tempi di rilascio delle autorizzazioni.

Troppo spesso, purtroppo, funzionari delle Amministrazioni pubbliche, pur di non assumere responsabilità che il loro ruolo invece gli assegna, preferiscono avere un atteggiamento attendista che, di fatto, si trasforma in impossibilità per gli operatori di realizzare le iniziative.

Serve un colpo di coda finale per adeguare le strutture degli uffici pubblici alle nuove esigenze di sviluppo del settore. Le aziende private saranno il motore della transizione energetica e devono avere procedure trasparenti in tempi congrui per abilitare quel processo di crescita che le rinnovabili possono portare, con gran beneficio per tutti.