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LA POLITICA DIA INDIRIZZI E NON CEDA AGLI INTERESSI DI PARTE

Abbiamo un nuovo Governo e, come ogni volta, il rincorrersi di nomi per questo o quel Ministero è stato un esercizio dei cronisti volto a capire quali potranno essere le politiche del nuovo Esecutivo sui vari temi.

In questa occasione, tuttavia, vi sono alcune importanti novità che connotano il primo Governo Meloni come assai diverso rispetto a quelli che lo hanno preceduto. Innanzitutto, la guida: per la prima volta sarà al femminile. Giorgia Meloni, grazie all’importantissimo risultato elettorale di Fratelli d’Italia, ha avuto l’incarico di formare il Governo; cosa che ha fatto in tempi assolutamente record e senza riserve, seconda difformità rispetto al passato.

Da notare, poi, che nel processo di definizione della squadra l’interlocuzione con i partner di coalizione, Forza Italia e Lega, è stata molta decisa e senza lasciare troppo spazio a richieste che non fossero strettamente allineate con l’immagine esterna forte e autorevole che la neo Premier aveva promesso al Presidente Mattarella.

I temi della campagna elettorale sono stati quelli relativi alla crisi economica, al caro bollette e, ovviamente, alla situazione internazionale della guerra tra Russia e Ucraina. È completamente assente, invece, come spesso è capitato nell’ultimo periodo, l’aspetto dei mutamenti climatici che non ha trovato casa, se non per saltuarie e superficiali considerazioni di una banalità profonda e sconcertante.

La scelta dei Ministri nei ruoli chiave per le competenze energetiche ha poi confermato quanto questo tema fosse secondario nella lista delle priorità e come tali punti fossero molto indietro nell’agenda del nuovo Governo.

Basti pensare che i due Ministri indicati per il Dicastero dell’Ambiente (e della Sicurezza energetica), Zangrillo dapprima e Pichetto Fratin da ultimo (sic!), sono entrambi lontani da essere considerati esperti sui temi energetico/ambientali.                Per rimediare a questo il Presidente del Consiglio ha deciso di tenere come advisor sui temi dell’energia l’ex Ministro Cingolani, cosa assolutamente nuova nello scenario della Repubblica. Tale scelta è tanto più sorprendente se si considera che il Ministero dell’Energia, presente in molti Paesi europei come dicastero a sé, era una delle ipotesi dagli analisti politici immaginata per dare finalmente risposte competenti, precise e puntuali su una questione, quella dell’energia, che troppo spesso è stata sottovalutata con i risultati che tutti noi vediamo.

Il caro energia, la sicurezza degli approvvigionamenti, i temi relativi all’inquinamento ambientale e i mutamenti climatici sono facce della stessa medaglia il cui controllo avrebbe potuto garantire solo un Ministro forte e competente.

Ci troviamo per l’ennesima volta dover fare delle considerazioni estremamente sconfortanti e prendere atto di come la politica abbia deciso di ammainare la bandiera della propria capacità di intervento e di indirizzo su un settore dove, invece, le grosse aziende di Stato hanno spesso fatto, e continueranno a fare, il bello e il cattivo tempo.

Vedendo la situazione nella quale ci troviamo, forse alla neo Premier Meloni sarebbe potuto saltare alla mente l’idea di dare una forte segnale di discontinuità a una politica che ci ha portato nella situazione attuale di assoluta instabilità e incertezza, riappropriandosi, con coraggio, una volta per tutte di quella politica energetica così strategica anche da un punto di vista industriale per il futuro del Paese.

Questo non è avvenuto e, se possibile, è ancor più forte il segnale di una rinuncia a volere indicare una strategia chiara in questo settore. Servirebbe una politica energetica che mettesse al primo posto il raggiungimento della sicurezza degli approvvigionamenti, la lotta ai mutamenti climatici, all’inquinamento e la riduzione dei costi energetici, tutti obiettivi raggiungibili nel medio periodo grazie a una crescita importantissima delle rinnovabili, dell’efficienza energetica e della mobilità sostenibile.

Una politica che definisse nel più breve tempo possibile l’abbandono delle fonti fossili in maniera da consentire al nostro Paese, e a ogni cittadino italiano, di potere avere energia pulita, economica e affidabile per garantire la crescita dell’Italia.

É ovviamente troppo presto per dire che questo non avverrà ma certamente i primi segnali che arrivano sono scoraggianti e il timore di un ulteriore lungo periodo di mancanza di visione strategica sembra essere alle porte. Nel frattempo, auguriamo un buon lavoro al nuovo Esecutivo e confidiamo nell’attuazione di quanto il Presidente del Consiglio ha detto di voler fare: ascoltare i corpi intermedi per affrontare e risolvere le criticità dei vari settori. Quello energetico è pronto a dare il suo contributo!