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DIFENDERE IL PAESAGGIO INTEGRALE SI PUÒ GRAZIE ALLE RINNOVABILI

Non possiamo girarci più intorno, il tema e assolutamente chiaro: se vogliamo raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione dobbiamo intervenire profondamente e culturalmente su chi rilascia le autorizzazioni per la realizzazione di infrastrutture!

Dobbiamo renderci conto che senza una modernizzazione del Paese gli effetti della crisi climatica in corso, sempre più evidente e pericolosa, porteranno a danni ambientali irreversibili. Da molte parti, invece, si fa finta di non capire come l’ultima spiaggia sia ormai dietro le spalle e come, senza un intervento ultra-tempestivo e che rivoluzioni l’approccio culturale delle Sovrintendenze (soggetto che viene da tutti additato come depositario del no a tutto), nessun obiettivo potrà essere raggiunto.

Siamo sotto scacco di alcuni funzionari e dirigenti del Ministero della Cultura che hanno deciso come la lotta elitaria e snob del no a ogni nuova iniziativa sia la strada giusta per affermare incondizionatamente le loro prerogative di difesa di un paesaggio, idealmente, da non far mutare.

Una difesa a ogni costo che arriva a travisare le norme, la realtà e spesso anche il buonsenso pur di poter mantenere posizioni retrograde di opposizione a ogni evoluzione, innovazione e trasformazione nella direzione della modernità, che ritengono di dover portare avanti contro tutti e contro tutto. Molto spesso, tra l’altro, questa difesa avviene sulla base di assunzioni completamente errate che, travisando la realtà, portano essi stessi a credere di star facendo qualcosa di corretto, mentre non fanno altro che condannare il nostro pianeta, il nostro paesaggio e il nostro ambiente alla distruzione senza possibilità di salvezza.

Arrivati a questo punto dobbiamo per forza mettere sul piatto della bilancia i pro e i contro di ogni nostra azione e agire decisamente nella direzione corretta. L’Italia è un Paese arretrato da un punto di vista infrastrutturale che per sua storia, cultura e tradizione ha dimostrato di essere in grado di superare fasi difficili e di saperlo fare al meglio; ora è il momento di attivare tutte le energie positive che potranno cambiare la faccia del Paese grazie a una immanente opera di modernizzazione, che veda il settore energetico al centro di una rivoluzione industriale profonda e duratura. Ciò porterà, oltre ai significativi e imprescindibili benefìci ambientali, anche la creazione di un’industria capace di soddisfare la domanda estera di tecnologia e di rilanciare l’occupazione nelle aree più arretrate.

L’elettrificazione dei consumi è il presupposto dal quale dobbiamo partire e nel quale dobbiamo credere. Questa è la strada maestra che sarà il driver vincente della decarbonizzazione nei prossimi anni.

Se, infatti, da un lato dobbiamo combattere velocemente ed efficacemente il surriscaldamento globale tramite la riduzione delle emissioni climalteranti, in particolare la CO2, dall’altro dobbiamo velocemente avviare quella transizione energetica che dovrà vedere la produzione elettrica basata su sistemi completamente decarbonizzati. Per riuscirci ci sono due strade: una è quella di generare energia elettrica tramite centrali elettronucleari; l’altra è quella di produrre tramite le fonti rinnovabili.

Queste due opzioni diventano una se si valutano gli aspetti economici, ambientali e di sicurezza. Com’è evidente a tutti analizzando tutti e tre i fronti, l’energia nucleare non ha un presente e, ad oggi, neanche un futuro possibile; infatti, costa di più, ha tempistiche non compatibili con la decarbonizzazione al 2050 e ha ancora aperti molti problemi relativi alla sicurezza.

Resta quindi l’opzione delle energie rinnovabili che hanno tutti i benefìci richiamati, sono distribuite, endogene e possono essere utilmente sfruttate in ogni singolo centimetro del nostro pianeta. Un’energia democratica e pulita che dobbiamo sfruttare grazie alle tecnologie già disponibili che continuano a migliorare e che quindi lasciano sperare di poter giungere a breve ad avere energia in quantità sufficiente e a costi accettabili per tutti.

Inoltre, la transizione verso tali fonti consente di poter sperare in un futuro sempre più sereno e nel quale la produzione di energia non dovrà comportare nessun rischio né tensioni geopolitiche come quelle che negli ultimi anni hanno provocato le fossili.

Rimbocchiamoci le maniche, spogliamoci dei preconcetti e tiriamo dritti verso l’obiettivo di analizzare, valutare e autorizzare ogni infrastruttura utile a garantire la transizione, tutelando certamente il paesaggio e il territorio ma non da qualsiasi tipo di interferenza, bensì da ogni intervento che non consenta una integrazione accettabile e soprattutto che sia irreversibile.

Tra alcune decine di anni potremo pensare di poter avere un paesaggio “integrale” solo se oggi lo difendiamo dall’inquinamento e dai mutamenti climatici e le rinnovabili servono proprio a questo!