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È tempo di agire

 

Tante le attese che questo Governo ha generato negli operatori del settore energie rinnovabili e poche al momento le risposte fornite. Siamo ormai a febbraio e ancora non si vedono i provvedimenti attesi e necessari allo sviluppo organico e costante delle Fer e dell’efficienza energetica, indispensabili a far crescere la produzione di energia pulita, a ridurre le emissioni e a contenere l’innalzamento globale della temperatura.

L’attesa per il decreto Fer 1 promesso dal Ministro Di Maio a un convegno ANEV a luglio scorso non è stata ripagata dal provvedimento che, con colpevole ritardo e senza alcun miglioramento richiesto dagli operatori, è stato inviato a Bruxelles. Attendiamo il suo ritorno in Italia con il nulla osta prescritto, così da poterlo pubblicare in tempi utili almeno per avere le prime procedure di aste entro l’estate. Ricordiamoci che nelle prime bozze e nelle prime dichiarazioni del Governo, il Sottosegretario Crippa ha più volte ribadito come gennaio sarebbe stato il mese buono per cominciare a realizzare le nuove iniziative, anche se è giusto sottolineare, con una certa incredulità, come tale decreto dovesse essere pubblicato nel 2016.

Tre anni di ritardo sono inaccettabili per un Paese che dice di voler sviluppare le rinnovabili e che si batte giustamente in Europa per ottenere un innalzamento degli obiettivi al 2030. Proprio in Europa nelle settimane scorse è stato inviato il Piano Energia e Clima che dovrebbe definire il percorso di crescita e gli strumenti necessari a raggiungere quegli obiettivi di decarbonizzazione necessari a contenere il surriscaldamento globale. Purtroppo, anche in questo caso, lo sforzo fatto dal nostro Paese dopo le belle promesse è stato assolutamente timido e non sufficiente a raggiungere gli obiettivi che lo stesso Governo si era impegnato a delineare. È veramente sconfortante notare come anche questo Esecutivo, nato sotto gli auspici di un grande cambio di passo rispetto a una politica seduta sulle posizioni retrograde ma confortanti di continuità rispetto alla politica energetica degli ultimi 50 anni, si stia invece pian piano uniformando ai precedenti governi tanto criticati.

Lo sconforto evidentemente è figlio della considerazione che la politica non è più indipendente dagli interessi dei grandi player nazionali, che evidentemente ne dettano le linee e che determinano scelte di medio e lungo periodo sulla base delle convenienze di parte. L’auspicio che questo Governo potesse finalmente rompere con il vecchio modo di fare politica miope e tutto orientato all’interesse di poche aziende a discapito dell’interesse generale, sembra non avere più basi su cui fondarsi. Ma i prossimi mesi sono decisivi e la speranza che questa sensazione si riveli sbagliata è ancora viva e può essere trasformata in certezza dal Ministro Di Maio, dando seguito ai provvedimenti che il Governo sta finalizzando (decreto Fer 1, decreto Fer 2 e Piano Energia e Clima) in un’ottica nuova. L’obiettivo di realizzare nel nostro Paese quella transizione energetica, necessaria a far ripartire sviluppo e consumi e a far crescere l’industria italiana delle rinnovabili e dell’efficienza energetica, è ancora raggiungibile e rappresenta una strada facilmente percorribile, che potrà risollevare questo Paese dalla recessione nella quale continua a cadere e che potrà trasformare l’Italia nello Stato guida a livello europeo per le nuove tecnologie pulite.

Le rinnovabili, l’efficienza energetica, la mobilità sostenibile, sono settori dell’industria che guideranno nei prossimi anni la crescita occupazionale a livello globale. Non capire che oggi è il momento di puntare decisamente su questi settori significa condannare il nostro Paese ancora una volta a giocare un ruolo comprimario nella partita centrale dei prossimi anni. Il Governo Conte deve dar prova di lungimiranza per rimediare alla schizofrenia che sta dimostrando, fornendo obiettivi importanti ma senza strumenti sufficienti a raggiungerli. Serve il coraggio di credere nello sviluppo di queste tecnologie e la forza di mettere in campo gli strumenti necessari agli operatori affinché realizzino quei piani di sviluppo che devono e possono essere realizzati in tempi brevi con beneficio di tutto il sistema.

Quella che si sta giocando è una partita che non possiamo permetterci di perdere, seguire le sirene del vecchio che resiste può comportare qualche beneficio per pochi oggi ma significa accumulare un ritardo incolmabile del quale i nostri figli ci chiameranno a rispondere. Stiamo giocando, oltre che con la crescita industriale e occupazionale, con qualcosa di più importante come la salvaguardia del Creato e la possibilità di continuare ad avere condizioni climatiche migliori per gli abitanti di questo pianeta. Tra l’altro i mutamenti climatici in essere, sempre più violenti, colpiscono in maniera maggiore le popolazioni deboli del globo e le migrazioni che stanno interessando fasce sempre crescenti del nostro pianeta sono la dimostrazione di come il problema, se non viene affrontato, comporterà anche nel medio periodo delle ripercussioni drammatiche da un punto di vista sociale. È ora di agire, il tempo è finito, ce lo chiede la nostra intelligenza e la nostra morale.