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Trasformare i proclami in progetti

Le prime uscite ufficiali del Ministro Luigi Di Maio stanno già fornendo indicazioni chiare rispetto a quella che sarà la politica energetica di questo Esecutivo e di quali possibili scenari si dovrebbero venire a delineare in tema di ambizione, obiettivi e strumenti posti in campo.

Esplicativa in tal senso è stata la partecipazione del Vicepremier all’evento organizzato da ANEV ed Elettricità Futura sugli obiettivi delle rinnovabili al 2030, primo intervento del neo Ministro a un convegno del settore energetico. In questa occasione Di Maio ha infatti chiarito come la volontà del Governo Conte sia quella di raggiungere la totale decarbonizzazione del sistema elettrico nel più breve tempo possibile, dando spazio all’industria italiana delle rinnovabili, e orientarsi verso un deciso cambio di passo rispetto all’elettrificazione dei consumi.

Il discorso, estremamente centrato sulle questioni oggetto dell’incontro, ha dimostrato come per il Movimento 5 Stelle il tema dell’energia sia tra quelli più importanti su cui puntare per qualificare l’azione di Governo. Non a caso, infatti, il Vicepremier ha ritenuto di assumere anche l’incarico di Ministro dello Sviluppo economico così come il Movimento 5 Stelle ha fortemente voluto la Presidenza della commissione Industria del Senato, con il Senatore Gianni Girotto, e la delega all’Energia per il Sottosegretario al Mise, Davide Crippa.

Si delinea quindi un Governo fortemente caratterizzato sui temi energetici in una direzione ambientalmente sostenibile che già prefigura la definizione di strumenti e obiettivi assai più ambiziosi di quelli fino a oggi assunti. Ciò che sembra chiaro è che la differenza di questo Esecutivo rispetto a quelli che lo hanno preceduto sta tutta nella volontà decisa di cambiar passo non sui proclami ma sulle azioni concrete che tali target potrebbero contribuire a raggiungere.

Se consideriamo, infatti, gli annosi ritardi dei decreti attuativi e dei provvedimenti di sostegno e sviluppo delle fonti rinnovabili al 2020, ad oggi ancora non efficaci, capiamo come lo scollamento tra gli obiettivi assunti dal nostro Paese e gli strumenti messi a disposizione delle aziende sia evidente e gravemente penalizzante per un settore industriale tra i pochi ancora di grande prospettiva.

Il felice connubio tra sviluppo delle aree del Mezzogiorno, ricche di fonti primarie rinnovabili, con la necessità di queste stesse zone di colmare la differenza di livello occupazionale rispetto al centro-nord dell’Italia, dovrebbe fin da subito spingere Di Maio, nel ruolo di Ministro del Lavoro, a un piano di azione straordinario che sviluppi con intelligenza ed efficacia le politiche energetiche e industriali volte a raggiungere gli obiettivi al 2030, massimizzando le ricadute industriali e occupazionali per le aree meno sviluppate del nostro Paese.

Un tavolo di coordinamento di questo tipo sarebbe indispensabile anche per superare quei vincoli che spesso le Regioni tentano di porre allo sviluppo ordinato e omogeneo delle fonti rinnovabili. Le recenti sentenze della Corte Costituzionale, che dichiarano illegittime le norme che tendono a impedire lo sviluppo delle fonti rinnovabili secondo criteri non discriminatori, dimostrano come sia indispensabile arrivare a una definizione a livello nazionale partendo da impegni in ambito regionale, suddividendo gli obiettivi e declinandoli rispetto alle disponibilità delle singole fonti, in modo da avere un risultato complessivo a livello nazionale coerente con i singoli piani regionali.

Tale piano dovrebbe ovviamente impegnare ogni singola Regione in modo vincolante al raggiungimento di un obiettivo minimo introducendo dei meccanismi premiali per chi riuscisse, grazie a politiche energetiche lungimiranti, ad andare oltre i target definiti. In sostanza si tratterebbe di rivedere il burden sharing in modo coerente con i nuovi obiettivi 2030 e soprattutto di definire un’importante azione di semplificazione amministrativa utile a consentire agli operatori del settore rinnovabile di avere trasparenza e certezza nelle procedure e nei tempi di rilascio delle stesse autorizzazioni.

Serve infine un importante sforzo in termini di formazione sia per quanto riguarda le nuove tecnologie, che guideranno la transizione energetica delineata dal Ministro Di Maio, sia in termini di sicurezza per quanto riguarda gli ambiti di lavoro in cui sempre più nel mondo energetico si andrà ad avere forza lavoro qualificata.

Come è evidente, quindi, a valle delle importanti prese di posizioni positive di questo Governo, ora è necessario promuovere quelle iniziative concrete indispensabili a far sì che i proclami si trasformino in progetti nel modo più sicuro, efficiente e positivo per il Paese.