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PRIORITÀ ALLE FONTI NAZIONALI E ALL’INDUSTRIA ITALIANA

La necessità di definire in modo chiaro gli obiettivi della politica energetica di un Paese risiede nell’ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse, per loro natura finite, e nel miglior impiego possibile delle stesse.

Ogni scelta non può e non deve essere valutata solo rispetto a se stessa ma rispetto alle possibili alternative date e questo è l’unico criterio razionale utilizzabile.

Nel settore energetico, come in molti altri ma forse anche di più, i fattori che devono essere utilizzati per definire delle politiche di lungo periodo non possono prescindere da elementi esterni che trascendono il solo aspetto della quantità ed economicità delle risorse primarie e disponibilità di tecnologie utili a sfruttarle.

Infatti elementi come quelli ambientali, geopolitici e di sicurezza degli approvvigionamenti devono essere parte centrale nella individuazione delle scelte.

Per fare un esempio facile da comprendere, non fa una scelta corretta un Paese che decida di utilizzare solo energia elettrica prodotta da centrali alimentate da gas naturale pur non avendone produzione nazionale ma facendo solo affidamento sulla disponibilità dello stesso a basso prezzo sul mercato. I risvolti geopolitici legati alle tensioni sempre più frequenti nelle aree dove esistono i principali fornitori di tale fonte devono far pensare a soluzioni alternative negli approvvigionamenti e a riserve tali da lasciare margine temporale sufficiente. Analogamente tale considerazione vale per ogni altra fonte fossile. Come evidente, invece, tali considerazioni non sono applicabili alle fonti rinnovabili che per loro natura sono sempre endogene, e ovviamente, seppur secondariamente al pieno sfruttamento delle rinnovabili, alle fonti fossili disponibili nei territori nazionali.

Il principio che sempre più dovrebbe informare la politica energetica nazionale dovrebbe essere quello di sfruttare ogni risorsa presente sul nostro territorio, dando priorità a quelle meno inquinanti, a quelle più efficienti, a quelle che riescono a inserirsi in una filiera industriale presente nel territorio nazionale e a quelle con minor rischi per la sicurezza. Solo partendo da questi presupposti si potrà definire una corretta politica energetica sostenibile negli anni e virtuosa nei risultati.

Questo è un approccio che molti stanno attuando e che il nostro Governo dovrebbe fare suo. Infatti solo uno sfruttamento pieno delle risorse energetiche nazionali potrà ridurre la bilancia commerciale oggi largamente sbilanciata verso l’importazione di idrocarburi e rendere più sicuro il sistema energetico nazionale, svincolandolo dalla dipendenza dall’estero. Inoltre l’Italia ha la possibilità di sfruttare il grande lavoro di questi anni che ha portato ad avere in alcune filiere, prime tra tutte quella dell’eolico e della geotermia, una industria nazionale capace di diventare esportatrice di tecnologia. Sfruttare le fonti energetiche rinnovabili significa poi sostenere l’occupazione e contribuire a ridurre i gas climalteranti come ci viene richiesto dagli accordi internazionali assunti alla Cop21 di Parigi.

Per questi motivi, e molti altri, l’attesa è che il nostro Governo si decida a definire in tempi rapidissimi il quadro di sostegno alle Fonti energetiche rinnovabili per il periodo ancora scoperto (2017-2020) e che si impegni a definire entro il 2018 un piano organico di sviluppo del sistema energetico nazionale che definisca come si debbano raggiungere gli obiettivi al 2030 e al 2050. Ognuna di queste scelte infatti impatterà significativamente sullo sviluppo futuro dell’industria nazionale energetica, e per poter essere sviluppate a pieno dovranno prendere forma con il necessario anticipo affinché le aziende nazionali possano coglierne i benefici.

Un percorso, quello verso la definitiva de carbonizzazione dell’economia, che è ineluttabile e che potrà vederci protagonisti volontari con i conseguenti benefici auspicati, ovvero travolti e costretti a porre rimedio comprando tecnologie dalle aziende europee che continueranno a beneficiare della maggiore affidabilità e della lunga programmazione dei loro Governi.

La scelta deve essere fatta ora e il Governo deve avere chiare le conseguenze di tale scelta: continuare a puntare su di una economia vecchia e destinata a uscire sconfitta, ovvero lanciarsi finalmente con convinzione nel futuro industriale che passa dalle nuove tecnologie! Non c’è più tempo da perdere