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Geoparchi nuova frontiera della valorizzazione territoriale

L’Italia, con nove aree, vanta il primato per questo genere di riserve naturali. Con un patrimonio geologico di primaria importanza

Un parco selvaggio e isolato, capace di restituire – tra “suoni” di ruscelli e nitide visioni notturne della Via Lattea, voli di aquile reali e arroccamenti di caprioli – quelle emozioni che soltanto la natura incontaminata sa regalare. È uno spaccato della Val Grande, paradiso piemontese di creste e valli a ridosso del lago Maggiore, un’isola felice che dallo scorso settembre è entrata a far parte della rete europea e mondiale dei geoparchi.

L’ingresso nella prestigiosa lista patrocinata dall’Unesco porta a nove il numero dei geoparchi italiani (su cento nel mondo), concorrendo a stabilire un primato per il nostro Paese: l’Italia è prima in Europa per numero di geoparchi istituiti, seguita da Spagna (8), Germania (6) e Francia (4). È seconda al mondo dopo la Cina, che ne ha ventinove.

Ma cos’è un geoparco?Si tratta di un territorio ben definito, riconosciuto a livello internazionale, che ha una serie di importanti caratteristiche quali un patrimonio geologico di elevata qualità scientifica, la rilevanza estetica, l’interesse storico e culturale, l’importanza educativa, nonché una strategia di sviluppo sostenibile capace di realizzare un impatto positivo sulle condizioni di vita dei suoi abitanti e sull’ambiente.

La valorizzazione del patrimonio territoriale tiene innanzitutto nella massima considerazione il suolo e le testimonianze  dell’evoluzione del nostro pianeta, ad esempio le rocce, i minerali, i fossili, parte integrante del nostro mondo naturale.

Inoltre, nell’ampia visione proposta dal Manifesto dell’European geoparks network, i geoparchi rappresentano uno strumento strategico per rilanciare i valori identitari che trovano espressione nel paesaggio, in quanto prodotto evolutivo dell’interazione tra fattori naturali e culturali.

Per comprendere appieno la missione di questi paradisi naturali, l’occasione è offerta dalla Settimana europea dei geoparchi, che si svolge ogni anno a cavallo tra maggio e giugno.

In tale circostanza, ogni territorio promuove una serie di eventi (visite guidate, mostre, workshop, attività per le scuole, conferenze) per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della geoconservazione e la salvaguardia del patrimonio geologico, promuovendo il geoturismo quale concreta opportunità di sviluppo per i territori.

L’utenza ha modo di riappropriarsi dei valori del patrimonio territoriale, partecipando attivamente alla sua riscoperta.  

Le politiche di gestione

La valorizzazione del patrimonio geologico e ambientale è principalmente frutto dell’evoluzione delle politiche di pianificazione e di gestione delle risorse naturali, che registrano – tra le tappe fondamentali – la Convenzione di Parigi del 1972 sulla protezione del patrimonio culturale e naturale mondiale (dedica l’articolo 2 alla definizione del “patrimonio naturale”), la Classificazione mondiale delle aree protette effettuata nel 1994 dall’Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn), nonché i programmi internazionali quali le Riserve della biosfera (Mab), le zone umide tutelate dalla Convenzione di Ramsar o le Aree antartiche specialmente protette (Aspas) tutelate dal Trattato Antartico.

A coronamento di questo percorso, l’avventura dei geoparchi è stata lanciata nel 2000 con l’avvio della Rete dei geoparchi europei e consolidata nel 2004 con l’istituzione della Rete globale dei geoparchi sotto l’egida dell’Unesco.

La strategia interpreta perfettamente le politiche di conservazione e di valorizzazione del patrimonio geologico e le integra nell’ambito delle più articolate azioni finalizzate alla tutela attiva delle risorse ambientali ed allo sviluppo sostenibile a livello locale.

Nei territori dei geoparchi sono state attuati, in questi anni, sistemi gestionali innovativi, in cui la geoconservazione, congiuntamente alle attività didattiche, divulgative e fruitive, è in grado di attivare un percorso virtuoso per lo sviluppo sostenibile, un processo di riqualificazione e di valorizzazione territoriale attento al rispetto delle culture locali, sinergicamente proiettato verso un nuovo modello di uso del territorio. 

Un iter ambizioso

Il percorso di accreditamento di un geoparco è particolarmente complesso, rispondendo a rigidi parametri geologici, geostrutturali, morfologici, minerari e paesaggistici.

Nel caso della Val Grande, s’è concretizzato attraverso la candidatura unitaria con la limitrofa Valsesia, espressione del desiderio di due territori adiacenti di unirsi in un unico geoparco, condividendo lo stesso patrimonio geologico e l’obiettivo di proteggere e di incrementare il valore dei propri beni naturali e culturali.

Tramite la firma di un protocollo d’intesa, i promotori si sono impegnati a condividere non solo i principi della conservazione territoriale, ma anche le politiche per la protezione, l’accrescimento e lo sviluppo economico del patrimonio geologico presente nel territorio.

Inoltre sono state focalizzate le azioni volte a salvaguardare e a valorizzare testimonianze materiali ed immateriali collegate alle peculiarità geologiche di aree omogenee (collezioni, manufatti, archeologia industriale e mineraria, ecc.).

Un iter particolarmente coinvolgente: attraverso la sottoscrizione di una “Carta dei principi”, ad esempio, si sono raccolte le adesioni di ben 85 amministrazioni locali.

Pierleonardo Zaccheo, presidente del Parco nazionale della Val Grande, è particolarmente soddisfatto: «Questo riconoscimento dell’Unesco proietta la Val Grande in ambiti nuovi e potrà far convogliare risorse in progetti di grande valore scientifico in grado di incentivare un nuovo segmento turistico, quello scientifico e geologico. L’adesione alla Rete mondiale dei geoparchi costituisce una strategia innovativa per gestire le politiche mbientali» 

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{AF}Geoparchi 

Una rete mondiale 

Sono esattamente cento i geoparchi riconosciuti dall’Unesco a livello mondiale. Primeggia l’Europa con 58 realtà: nove in Italia, otto in Spagna, sei in Germania, quattro in Francia e in Grecia, tre in Austria e in Portogallo, due in Galles, Inghilterra, Irlanda, Norvegia, Scozia e Ungheria, infine uno in Croazia, Finlandia, Irlanda del Nord, Islanda, Olanda (a Hondsrug, istituito di recente), Repubblica Ceca, Romania, Slovenia e Turchia (a Kula, istituito a settembre). Dei 39 geoparchi presenti in Asia, la parte del leone la fa la Cina con ventinove realtà, quindi sei in Giappone e uno in Corea del Sud, Indonesia, Malaysia e Vietnam. Gli ultimi tre geoparchi sono in Brasile, Canada e Uruguay. 

Italia, dal Piemonte alla Sicilia

Dove sono i nove geoparchi italiani? Praticamente sparsi lungo tutto lo Stivale e principalmente compresi nei parchi nazionali. Oltre alla Val Grande-Valsesia, in Piemonte, nel Nord Italia spiccano quelli del Beigua in Liguria (sede ad Arenzano) e dell’Adamello Brenta in Trentino (sede a Strembo). Due le realtà in Toscana: il Consorzio del Parco tecnologico e archeologico delle colline metallifere grossettine (sede a Gavorrano) e le Alpi Apuane (sede a Seravezza). Ad Sud, il Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni (sede a Vallo della Lucania). Infine le isole: in Sicilia due geoparchi (Rocca di Cerere a Enna e Madonie a Petralia Sottana), in Sardegna il Parco geominerario storico e ambientale di Iglesias.

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